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Giacomo Russo ad Annozero incalza Tremonti

video.pnghttp://www.youtube.com/watch?v=csyeHJbLGJY
Se qualcuno non avesse visto come Giacomo Russo ha (finalmente) parlato a Tremonti, vi invio il link di you tube.

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Generazione Zero, Giacomo Russo incalza Tremonti a telecamere spente nello studio di AnnozeroRischi fatali. Il titolo della puntata di Annozero di giovedì, dedicata alle conseguenze della crisi maghrebina, alla globalizzazione e all'impoverimento dell'occidente, cade a pennello sulla testa di uno degli ospiti, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Per lui il rischio fatale non è stato, durante la trasmissione, il contraddittorio con un redivivo Fausto Bertinotti, il severo Eugenio Scalfari e Ferruccio de Bortoli. Il rischio è arrivato a fine puntata nella persona di Giacomo Russo, palermitano precario della scuola che ad agosto era finito all'ospedale dopo uno sciopero della fame di 15 giorni contro i tagli all'istruzione. Russo, ospite di Generazione zero e intervistato da Giulia Innocenzi, a Tremonti non le aveva mandate a dire: "È lei il ministro dell'Istruzione, lo abbiamo capito tutti".

Le decisioni di Mariastellla Gelmini, insomma, sono una conseguenza delle forbici. E a proposito di crisi, Russo rincara: "Prima era povero chi non lavorava, oggi anche chi lavora. Produciamo di più, lavoriamo di più e guadagniamo meno". E rivolto a Tremonti: "In un paese migliore non ci sarà posto per i suoi privilegi". Se Bertinotti, rinvigorito dall'impeto del giovane, dice che la rabbia del 30enne precario è "un'energia per il paese", il ministro non risponde all'intervento perché "personale e violento". Ma, aggiunge, "in termini meno aggressivi, le risponderei volentieri".

Il momento è arrivato prima del previsto. A sipario calato, appena spente le telecamere, il ministro e Russo iniziano il match. Russo, circondato dagli altri ragazzi della "generazione" perduta, resta sul balcone dello studio. Tremonti, per mezz'ora, lo guarda dal basso all'alto, appoggiato alla balaustra della scenografia. "Sono tre anni che protestiamo - esordisce Russo - occupiamo provveditorati e non vi degnate nemmeno di vederci". Russo incalza, non lascia tregua. Tremonti balbetta: "Mi sembra la qualunque di sinistra". Russo parla con la foga di chi, finalmente, può rivolgersi a chi in teoria dovrebbe ascoltarlo sempre. E allora il ministro è in difficoltà: "Posso.?", gli chiede. Alla fine Tremonti sbotta, infondendo un insegnamento di vita: "Alla mia età, posso dirlo: non esiste uno che ha tutte le ragioni! Cazzarola! Questo modo di fare è totalmente intollerante: devi capire anche le ragioni degli altri. Devi chiederti cosa è successo in questi vent'anni". Interviene un altro ragazzo: "Sì, ma lei, pensa di aver fatto il massimo?". Sì. "In coscienza - si confessa Tremonti - ho fatto tutto quel che potevo". Al che, il precario Giacomo si arrabbia sul serio. "Il centrodestra, negli ultimi 17 anni, ha governato la maggior parte del tempo. La Corte dei conti dice che in Italia la corruzione raggiunge i 65 miliardi di euro. Ma se uno che è al governo non è capace di fare qualcosa! E non dico totalmente, ma almeno di dire: rubate la metà! Ma mi rendo conto che ho più interesse di lei a risolvere il problema: ho 30 anni, secondo le statistiche devo vivere in questo paese quasi altri 50 anni. Mentre lei vive in un ambiente ovattato e ha più anni di me". E Giacomo snocciola i dati sui tagli firmati Gelmini. Centocinquantamila stabilizzazioni accantonate, sei miliardi in meno in tre anni università escluse. Tremonti scuote la testa: "No, non è così". E Giacomo: "Allora com'è che io sono disoccupato?". "Ma tu, da quando sei disoccupato", gli chiede il ministro. "Da quando voi siete al governo" risponde il precario. Al che Tremonti fa per andarsene borbottando ah, ecco. "Se vuole le porto i contratti di lavoro".

Tremonti ci ripensa: "Posso parlare?". E Russo va avanti, a raffica: "Perché non mettete il reddito minimo garantito? C'è in Francia, Germania, Spagna". Tremonti continua a fare "no, no" con la testa. Giacomo, quasi impietosito, gli lascia la parola. "In molti paesi d'Europa non ci sono gli assegni alle famiglie che esistono in Italia - spiega il ministro, illustrando l'amore italico per il focolare domestico - Poi uno può dire: invece di dare l'assegno al genitore, è meglio darlo al figlio. Da noi la scelta è sempre stata di usare la famiglia come ammortizzatore". Russo non è per niente convinto: "Allora com'è che vedo ragazzi che, una volta scaduta la disoccupazione, non hanno nessuno che li aiuti?". Tremonti è all'angolo. Non gli resta che appellarsi agli usi consolidati: "Non il governo ma la Repubblica italiana ha una spesa sociale enorme. Puoi dire che deve essere diversa, ma è altissima". E anche Russo alza il tiro: "Di vita ne abbiamo una sola. La produttività ha senso se produce benessere collettivo, ma se produce malessere collettivo, non ha senso. Noi vogliamo la vita. Vogliamo innamorarci! Ha capito cosa intendo?". Tremonti, ironico: "Vagamente, il monopolio dell'intelligenza ce l'hai tu. Io sono disumano e tu sei umano. Tu sei intelligente, io sono un pirla". Prosaicamente, i massimi sistemi sono interrotti da un tecnico: s'è fatta l'ora. Gli studi devono chiudere. Tempo scaduto. Il ministro si è salvato.

(Di Elisa Battistini, il Fatto Quotidiano sabato 12 marzo 2011)


...E poi c'è la vita vera


Di Linda Gianguzzi

Ieri sera solito giovedì sera: cena veloce, pigiama e a letto a guardare uno dei due unici programmi per i quali valga ancora la pena di tenere in casa queste inutili scatole, sempre più impolverate, piene di falsità, tarocchi, e volgarità che per fortuna interessano sempre meno alla mia famiglia.

Annozero e Ballarò però mi piacciono, sono molto utili, conciliano il sonno.

Si, perché mi piace guardarli, un poco, mentre mettono in scena il solito siparietto antisilvio, simpatico e divertente, la prima mezz'ora, ma poi come succede con il solito vecchio film, che dopo 2 scene hai già capito chi è il protagonista, la trama, eventuali colpi di scena e la fine, finisco sempre per addormentarmi.

Ieri però devo dire che Santoro mi ha stupito, mi ha lasciato veramente a bocca aperta.

Infatti dopo due ore di supercazzola con scappellamento a destra, di dissertazioni sui massimi sistemi, in cui ci si ostinava a capire se il "cotrapino" fosse un videogame, o il "sarchiapone" causa, inizio o fine della crisi economica, ,tempo in cui giuro, lo ammetto, ho rimpianto Ruby e persino la Santanchè, (qualsiasi cosa purchè venissi liberata da quel supplizio), sono stata abbondantemente ripagata.

Sapevo, che non era solo la cipolla della frittata a tenermi sveglia!

Era la vita che faceva il messaggio cardiaco a noi telespettatori, a colpi brevi, ma secchi ed incisivi, mentre Il Barone Fifì chiacchierava con la Il Marchese del Grillo: massima espressione di una sinistra stanca, fuori dai giochi e lontana oltre che dalla vita politica anche dalle piazze, ma a cui bisogna riconoscere il merito di ricordarsi ogni tanto di diritti, lavoratori, e giovani.

Una vita fatta di emozioni: la solidarietà degli operatori umanitari in Libia che raccontavano con una semplicità sconcertante cosa c'era da fare per risolvere la questione degli immigrati: aiutarli a rimanere nei loro paesi.

La sofferenza e la paura di una famiglia che raccontava cosa vuol dire vivere la crisi.

Lo scoramento e la dignità della giovane imprenditrice che in due semplici parole dava la più grossa, semplice e seria lezione di economia mai sentita in vita mia: "cerchiamo soluzioni, ma non possiamo tagliare sui posti di lavoro".

E infine la rabbia autentica, vera, la forza della verità, della dignità, della ragione che ha dato un senso a tutto quel supplizio di noia.

La rabbia di Giacomo Russo, che dopo due anni di piazze, dormite in tenda, scioperi della fame, ha dovuto subire anche la beffa di dovere ascoltare in silenzio quella politica autoreferenziale che si è sempre rifiutata di parlare con lui.

Quella che, come ieri. riesce a togliere alla parola qualsiasi valore comunicativo, ma la usa come strumento da Azzeccagarbugli per creare un muro, tra loro e noi.

Per poi avere per se un minuto, un solo minuto in cui ha parlato di famiglie, di salari, di scuola, di crisi, di tagli di lavoro, molto più di quanto abbia fatto il governo in tre anni.

Un minuto che ha dato un senso a tutta una trasmissione, tranne pochi interventi interessanti.

Un minuto cui non c'era certo tempo per i "preliminari": l'unico colpo che aveva a disposizione doveva essere tirato forte e dritto in faccia.

Doveva mettere la politica che non governa per il cittadino, ma a prescindere da questi, nella condizione di rispondere con argomenti se ne aveva.

Ed è chiaro che non ne ha avuti, e il solito giochetto del "non rispondo perché sono offeso" è risultato più finto che mai tradito dallo sguardo basso e sfuggente.

La rabbia di chi da 2 anni combatte per un futuro migliore per se e per un'Italia che merita molto di più: "dei conti in ordine" ottenuti attraverso i tagli dei servizi.

La sfida del buon politico non è questa: è trovare soluzioni senza che a pagare siano i cittadini.

Per questo prendono voti, e vivono in una posizione di indubbio privilegio, tanto onere tanto onore.

Perché i nostri conti non sono in ordine affatto, perché a noi del Pil non ce ne frega niente, noi cerchiamo lavoro, istruzione, speranze e futuro per i nostri giovani e per i nostri figli.

Noi cerchiamo che almeno sul servizio pubblico, si parli due ore di scuola, di famiglia e di lavoro e che siano persone come Giacomo a farlo, con calma, con tutto il tempo a disposizione per poter portare avanti tutte le argomentazioni che possiede.

Affinchè per una volta almeno, in un confronto pubblico vengano date le risposte di cui noi cittadini abbiamo bisogno, da chi da sempre elude le domande, protetto da chi non ci permette di porgerle.
Pubblicato Domenica 13 Marzo 2011 - 19:44 (letto 4072 volte)
Comment Commenti (12) Print Stampa

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