L’importanza crescente del contributo finanziario di famiglie e privati alle scuole italiane


Come diceva Cinzia salta agli occhi un dato eclatante: il contributo volontario non è inevitabile, ci sono scuole e non poche (il 43,5% delle intervistate)


che non lo richiedono e anche le cifre richieste oscillano davvero molto partendo da pochi miseri euro, cosa che fa aumentare il numero delle scuole che di fatto non chiedono nulla ...
 
E allora, come la mettiamo con l'ineluttabilità del contributo volontario?
 
Perchè non studiamo l'amministrazione virtuosa che consente a quel 43,5% di sopravvivere quando invece l'argomento che ci viene venduto per non rinunciare al contributo o addirittura per la richiesta di aumentarlo è la minaccia della bancaroitta?
Chi sta barando?
Si tratta di cattivi amministratori?
Siamo noi dei cattivi amminisratori?
 
Oppure siamo così incapaci di capirci qualcosa che finora ci siamo affidati a persone poco competenti?
Ma lasciando da parte il passato, se non per imparare dagli errori commessi, come possiamo da qui in avanti evitare di lasciarci "condurre" su strade in cui ci lasciano vedere solo alcune vetrine e non altre, strade in cui, con le bende agli occhi, ci dicono svolta di là, fermati qua, attento a quella cacca di cane ... ?
 
Una proposta potrebbe davvero essere: prepariamo un programma annuale in cui i contributi dei genitori vengano RIGOROSAMENTE utilizzate per le finalità previste e vedianmo se ce la si può fare.
 
Nell'assemblea con i genitori che abbiamo fatto al Meucci una mamma ci ha chiesto: ma voi come CdI avete fatto un'analisi seria sugli sprechi che nella scuola si verificano? La mia risposta è stata di comodo dicendo che i tagli sono così drastici che non c'è molto da sprecare, ma ho sbito dopo dovuto ammettere che NO, un'analisi seria sugli eventuali sprechi nei consumi, nelle spese in generale, nella nostra scuola non è stata fatta, per lo meno nulla che sia partito o arrivato in CdI. Anche questa potrebbe essere una via da praticare.
 
Attenzione, non sono affatto convinto, e non lo voglio sostenere, che quel 43,5% di scuole vivano senza problemi e con tutto quello che gli serve, anzi, a scavare si potrebbe scoprire che tirano avanti tra stenti inenarrabili o che si tratta di scuole della ultima periferia reietta oppure che le famiglie non versano un contributo ufficiale alla scuola, ma portano direttamente quello che serve e che la scuola non riesce a comprare ... quindi non rispondetemi con queste ipotesi ...
Parliamo invece di quel caso virtuoso, fosse anche solo una scuola, che assolve dignitosamente al suo ruolo con quello che ha da parte dello stato.
Come fa?
A cosa deve rinunciare?
Quali sprechi è riuscita ad evitare?
 
Meditiamo, i programmi annuali stanno per arrivare
 
francesco


Articolo tratto da: Istruzione: bene comune - http://www.rknet.it/lascuolasiamonoi/
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